Chilometraggio? La prima domanda, perché la distanza è la prima cosa che vien in mente quando si monta il sella, ma chi ne mastica lo sa, con buoni calli al culo e una buona gestione delle forze, con la bici di km se ne posso macinare, ma è quello che c'è in mezzo che fa inesorabile la differenza.
2000, 3000, 4000 m di dislivello, e poi cos'è meglio... 10 colli, o 3, 4 salite infinite, e se la più dura fosse alla fine? Certo che se fosse all' inizio... sarebbe meglio o renderebbe il resto ancora più faticoso?
Perché come disse qualche tempo fa, seduti al bar davanti a una birra un amico... la bicicletta è salita.
E come dargli torto, è il nastro di catrame che sale la vera sfida, la salita ti gestisce, ti porta via prima le gambe, poi il cuore e se ti lasci succhiare via il cervello... sei finito.
Che belle seghe mentali da ciclista, si vede che oggi mi va di scrivere...
Sta di fatto, che non so il perché o il percome ma questo giretto mi ha davvero portato al limite, proprio un giretto bastardo.
Lo scenario ancora il territorio all' incrocio di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, sarò ripetitivo ma voglio ribadire il concetto, in questo lembo di territorio, come ti muovi ti muovi ai buonissime possibilità di farti male.
Tra un :"Vorrei rifare quella strada fatta nel 2009". E un :"Io invece vorrei fare quella salita mai fatta che da lì porta là". Alla fine io e Andrea fondiamo le rispettive idee per creare un cocktail esplosivo di quasi 160 km per 3600m di dislivello.
Partiti nelle vicinanze di Casella, piccolo abitato sopra Romagnese, subito un po' di salita passando da Praticchia e Cadelmonte per poi, in decisa discesa, trovarci a Bobbio.
Uno sguardo al Ponte Gobbo e si comincia a risalire la val Trebbia verso Marsaglia dove la lasciamo per la più stretta val d'Aveto.
Percorso già fatto, sappiamo cosa ci aspetta, un po' di vento per cominciare, poi la strada che sale, piano e inesorabile, a volte sembra discesa, ma non credete, al massimo spiana, ma l' effetto ottico ti fa sentire una mezza sega.
Devo forse ancora decantare la bellezza di questa valle? Per chi non vi ha ancora pedalato solo un consiglio, fatelo presto.
Eccoci alla prima grande fatica, si torna in val Trebbia, ad Ottone, in linea d' aria poco più di 10 km, per via bitume più di 30, perchè da queste parti è così, le strade seguono paro paro ogni piega di questi monti.
Alpepiana, Vicomezzano, Vicosoprano, superato quest' ultimo ancora qualche km e siamo ai quasi 1200m del valico del Pescino, dopo 10 km di salita buona comincia una bella traversata in quota fino al paese di Orezzoli dove ci vediamo la strada sbarrata da uno splendido cavallo...???
Superato l'animale con qualche difficoltà e passato l' abitato si sale ancora, forse un altro passo, ma non lo sapremo mai, l' unico cartello che poteva dirci qualcosa è completamente eroso dal tempo.
Discesa verso Ottone... Domanda... ok, il sole ci ha ormai abbandonato, ma perché a fine Giugno devo infilarmi la mantellina per scendere da 1200m?
Pochissimi km in val Trebbia e ancora qui, ancora tu, la salita per Zerba, già fatta qualche tempo fa ripetiamo l' ascesa al paesello ma questa volta la meta saranno i quasi 1500m dei Pian dell' Armà.
L'ultima volta affrontammo i tremendi km per i Piani del Lesima, ma non che salire da questa parte sia un rosolio... anzi! Dalla svolta per Zerba al passo del Giovà, passando per Vesimo e Pey, sono 20km di salita, e poi altri 2 per i Piani, e anche questa non è una salita da poco.
Visto il clima... indecente, scendiamo subito direzione Varzi, questa volta i 20 km sono di discesa, peccato che anche da queste parti il fondo stradale cominci a peggiorare in modo abbastanza evidente.
Comunque, noi si deve tornare in val Tidone e quindi, svoltati a Menconico, che raggiungiamo senza scorte caloriche, sostiamo per una fetta di torta e coca, ci viene offerto anche dello stinco ma non è chiaramente il momento.
Ripartiti, eccoci all' inedito del giorno, la salita che porta al passo Scaparina, circa 4 km e mezzo che nella prima parte presentano subito pendenze dal 10 al 14%, poi migliora... insomma... non mi ricordo, ero troppo stanco... andatevela a fare poi mi dite.
Raggiunto lo Scaparina ormai le grandi fatiche sono finite, premo le rotule per farle rientrare in sede e ci avviamo verso l' incrocio dei tre passi dove puntiamo diretti alla discesa per Romagnese e da lì, ancora 3 km di salita per ritrovare il punto di partenza, per quanto mi riguarda discretamente devastato.
Non c'è che dire, percorso veramente bastardo con lunghe salite, su di esse percentuali spesso al 10 e oltre, ma quel che fa più male è forse l' irregolarità delle salite stesse che costringono a continui cambi di ritmo, ancora una volta questo territorio ci ha messi alla prova, in un contesto solitario e silenzioso, quasi del tutto privo di auto e questa volta anche di ciclisti... quanti ne avremo incontrati? Sei a dir tanto...
Cesco
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