9 Giugno
Marco è deciso, almeno una volta nella vita questa classica va fatta.
Per quel che mi riguarda non potendomi iscrivermi, per incertezze varie e mancanza di tessera da amatore... Chissà perché, visto che è anche una cicloturistica... In effetti è un po' tutto, gran fondo, cicloturistica e amatoriale... Qualcos'altro? Comunque toccherà farla da dissidente.
Così in questa mattinata, mentre Marco raggiunge Assago per entrare in griglia, io mi metto in sella qualche minuto prima delle 7 direzione Certosa... In effetti più che una Milano- Sanremo la mia è stata una Vidigulfo- Sanremo, sicuro di gettare le basi per una nuova classicissima.
Basta uscire dal paese e subito piove, una pioggerella tranquilla, giusto una spruzzatina fino a Certosa, dove mi immetto sul percorso e procedo balzellon balzelloni verso la meta che dista a quasi solamente 300 km.
Ormai passata Pavia sono arrivato in vista di Bressana e la macchina d' inizio gara mi supera.
Ci siamo, uno sguardo alle mie spalle e lo vedo, un muro di ciclisti, aumento l' andatura e proprio all' entrata della tangenziale di Casteggio vengo inglobato.
Due priorità, la prima: massima attenzione, la seconda: cercare Marco.
Mi lascio sfilare pian piano, quasi fino in fondo, mi pare forse di scorgere una maglia che potrebbe essere la nostra, decido di restare aggrappato poi, a Voghera, l' acquazzone, tra occhiali bagnati, borracce da evitare, partecipanti fermi a bordo strada per le numerose forature, quando la pioggia cessa scopro che siamo arrivati a Tortona a mia insaputa.
Intanto la velocità è aumentata e ad ogni strettoia c'è il classico rallentamento, in un paio d' occasioni ci si ferma proprio e poi il classico rilancio, e ogni volta mi chiedo se avrò le energie per andare avanti.
Ovada.. Non ho ancora trovato Marco, ma comincia la valle Stura e la strada comincia a salire, il gruppo comincia a frazionarsi ed è ora per me di rallentare.
Contatto la nostra macchina di supporto, oggi grande organizzazione, abbiamo anche l' ammiraglia con un numeroso equipaggio, Cesare, cugino di Marco alla guida, l'amico Davide per supportare l' autista e Anna, mia moglie, per dare un tocco di femminilità all'equipaggio.
Saputo che Marco è alle mie spalle, me la prendo comoda fino a Masone, dove i supporter sono ad aspettarci, non che potessi andare molto più forte, la valle sembra un tunnel del vento... Contrario e freddo, lo capisco dalla pelle d' oca che ricopre il mio corpo.
Mentre attendo Marco posso ristorarmi e arrivato il compagno si riprende a pedalare, lo squadrone è al completo... Io e lui.
Valicato il Turchino comincia la lunga traversata rivierasca verso la meta, raccattiamo per strada qualche personaggio interessante, il primo è Luigi, biellese di origini pugliesi già conosciuto da Marco qualche ora prima, che starà con noi fino all' arrivo vista la nostra grandissima simpatia.
Poi un ometto dall' espressione perennemente preoccupata, sarà per la fatica? No! A quanto pare è proprio la sua espressione naturale, tra l'altro l'abrasione sul braccio è segno di una misurazione della discesa dal Turchino.
In maniera discontinua abbiamo poi la compagnia di un messicano londinese e della sua amica inglese londinese... Credo... Poi altri ancora che vanno, poi ritornano...
Ma noi nel nostro piccolo siamo macchine da guerra, costanti maciniamo km... Tam! Tam! Tam! Come al tempo dei tamburi che scandivano il ritmo sulle antiche galee a remi.
Il problema è che ce la cantiamo e suoniamo praticamente da soli, fatta eccezione per pochissimi km la riviera passa così... La strada davanti e dietro tutti quanti.
Intanto il nostro equipaggio ogni tanto si fa trovare per strada per sostenerci, tranne al secondo appuntamento, quanto giunti in loco ci accorgiamo della loro assenza do un colpo di cell. :" Dove siete? Noi siamo al secondo ristoro."..."Ok, noi stiamo uscendo adesso dal ristorante"...???... Vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaabene...
La strada intanto passa sotto le nostre ruote tra una battuta e l'altra, più il fiato perso per sparare minchiate che per pedalare, e intanto arrivano i Capi.....
Capo Mele, Capo Cervo, Capo Berta, preannunciano l'arrivo degli ultimi km e delle salite finali.
Ci fa compagnia in questo tratto una coppia pittoresca su una Topolino cabrio, con tanto di cuffie stile aviatore in pelle rossa sulle teste, che ogni qual volta ci supera si mette a strombazzare... A ecco, targati PV.
Ma ecco la Cipressa, quasi 6 km, non è certo una salitona, s'è fatto di molto peggio, ma con più di 260 km nelle gambe sembra infinita, e in cima panorama spettacolare ma allo stesso tempo infernale.
Il cielo è nero, e il mare ha assunto un colore da brividi, il vento è sempre più forte.
Scendiamo e ci immettiamo di nuovo sulla Aurelia, la fatica triplica per il vento implacabile che sembra non volerci fare arrivare alla meta, intanto la temperatura crolla ai 12° che sembrano ancor meno vista l' aria fredda... Comincia a piovere duro, e pensare che mi si stavano asciugando adesso i piedi.
Nel tratto dove il vento è contro più che mai, in quel di Arma di Taggia, sembra di non riuscire a proseguire, testa bassa a tutta e non arrivo a 20 orari, ma il furgone d'appoggio di una squadra ci da una mano facendoci da scudo, se pur per un breve tratto, fino a quando viene bloccato dal traffico che continua ad aumentare.
Fradici, infreddoliti, schiaffeggiati e a volte letteralmente spostati dal vento ci apprestiamo ad affrontare l'ultima fatica, il Poggio, ma più che la salita, 4 km scarsi, sarà la discesa a far male.
Infiliamo la mantellina già inzuppata (ma fa troppo freddo per rinunciarci) ed affrontiamo la discesa finale lentamente sul fondo stradale viscido e bagnato e non senza brividi di freddo.
Finalmente a Sanremo ci aspetta l'ultimo km sotto l'acqua battente e la gimcana tra le macchine in colonna fino a che, eccolo... L' arco d' arrivo... Fatta.
Gran fondo dal chilometraggio elevato e dal dislivello contenuto, per noi, in questo 2013, il meteo variabile e le massime poco sopra ai 20°con acquazzone iniziale e nubifragio finale, che non sono stati piacevoli, hanno avuto però il pregio di tenere lontano dalla costa molti turisti facendoci pedalare in situazione di traffico sostenibile, fatta eccezione per gli ultimi km dove però la Cipressa ed il Poggio portano sicuramente fuori dalla frenesia della riviera.
Forse qualche incrocio meglio presidiato non avrebbe fatto male, visto che l' iscrizione alle gran fondo costa uguale sia al primo che all' ultimo... Anzi... Anche se stavolta non avrei il diritto di parlare, per quel che mi riguarda ho visto una pozza di sangue di troppo sull' asfalto.
Ringrazio il nostro equipaggio di supporto, Cesare in testa che poi ci ha riportato a casetta, Davide e mia moglie Anna che per una volta ha condiviso con me la mia passione.
Cesco.
Bravi ragazzi, grande impresona x questo 2013 !! E il meteo non deve certo aver aiutato. Bravi bravi !
RispondiEliminaCiao Picozz, Grazie mille, ma lo sai, per gente come noi, privi di senso agonistico, dai bei calli al culo e dalla testa sulle spalle... Si fa per dire, alla fine è stata una G.F. gestibile.
RispondiEliminaGrandi!!! Bella la Mi-Sanremo, nel 2000 col buon Andrea ci ho provato, ma ho preferito il mare di Finale all'arrivo di via Roma, mi è rimasta sul gozzo, ritirato a 70 km...Vabbè
RispondiEliminaVolevo chiedere scusa al Pasi, Lunedì, verso le 14,15 sulla Vigentina,il pirla che ha fatto un sorpasso con un Ibiza mentre lui arrivava di fronte, ero io. Ho visto che mi ha (giustamente)insultato,chiedo scusa, anche se piuttosto di stirare un ciclista mi butterei fuori strada, figuriamoci uno del team armofer!!
Ciao a tutti, belli e brutti.
Ciao Barba, grazie anche a te, della tua avventura alla Milano Sanremo sapevo già tutto.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le scuse al Pasi, non ti preoccupare, non si accorto di nulla.
Ciao!
Ciao, sono Barbara, amica di Marco... che emozione anche solo leggere della Vostra avventura!!!
RispondiEliminaSiete grandi!!!
B.
Grazie mille per il tuo commento.
EliminaSiamo davvero grandi... in ogni nostra parte.